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Fallacious World : Tears of blood Ver Sacrum (IT) - 2007

I francesi Fallacious World esordiscono sulla lunga distanza con “Tears of blood”, un bel disco contenente undici tracce di dark rock evidenziante a tratti influenze americane, sopra tutto nei frangenti più tirati, altrove dimostrandosi fedele discepolo del tipico sound autarchico appartenente ai primi anni ottanta. Oltrepassate agevolmente “The archeologist betrothed” ed “And then the angel comes” (Mission meets death-rock), ci imbattiamo nella grintosa “Respite”, song di qualità che mette in evidenza la solidità del quintetto, dotato di una notevole amalgama, e nella obscura e vagamente eighties “Time of doubt”. La teatrale interpretazione di Lord Valek stavolta si dimostra perfettamente calata nel contesto del pezzo, come sempre caratterizzato da una chitarra mai doma (Nicolas Sobczak), da una sezione ritmica affiatata e costante (i fratelli Dorothée – basso – e Blaise – batteria – Guilain) e da tastiere che sanno ritagliarsi un ruolo di protagoniste mai invadenti (Louis Gooris). “Tornaway dreams” accampa pretese pomp ma si rivela troppo confusa per incidere minimamente, mentre “At love with death” a dispetto di un titolo scontato (e non è l’unico, noterete) si rivela un bel pezzo dalla struttura crepuscolare e dal cantato ispirato chiaramente ad Ian Curtis. “Death wishes” lascia spazio all’ego di Blaise, al quale viene concesso una bella porzione di pezzo, mentre il ritmo torna a farsi più sostenuto in “Leave that past” (e lo spettro ingombrante dei Joy Division riappare!). Tra le migliori del lotto la veloce “One second”, canzone priva di cedimenti, mentre “Jail matter” e la title-track chiudono il disco senza meritarsi lodi particolari, ma pure senza infamia alcuna. Nel complesso “Tears of blood” si rivela album sufficientemente gradevole, non ostante le troppo evidenti influenze e certe incertezze nel cantato ne pregiudichino in parte la piena riuscita. A loro merito va riconosciuto l’impegno profuso ed una rimarchevole pervicacia. Concludo ricordando ai lettori che “Respite”, “Death wishes”, “At love with death” e “Leave the past” fecero parte del mini “Nothing to hope” che già recensii nel 2004.

Hadrianus